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COLOR OF CORALS

Perché ci piacciono tanto i coralli colorati? Perché ci affascina il fuoco d’artificio di colori? L’effetto che hanno su di noi i coloratissimi polipi corallini dopo tutto non è molto diverso da quello dei fiori con una sgargiante colorazione, come ad esempio le orchidee. Ma da cosa dipende?

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Noi uomini siamo “animali vedenti”. I colori non solo ci rallegrano, ma addirittura ci cambiano: i colori infatti creano l’umore e i sentimenti. L’impressione visuale “colore”ha sulla nostra psiche degli effetti molto più ampi rispetto a quelli che dipendono da ciascuna tonalità cro-

matica. Il sangue è rosso. Il fuoco è rosso. Il rosso costituisce per noi pertanto un colore allarmante,che desta attenzione,che avverte.Un prato è verde. Il verde scuro calma, risveglia nel nostro inconscio la rappresentazione delle piante e della natura. La fredda acqua dell’oceano è blu, come pure le tonalità del ghiaccio durante l’in- verno.Il blu ha pertanto su di noi un effetto fresco,riesce a farci per- cepire internamente dei brividi come all’incirca l’arancio di un tra- monto. Inoltre esistono effetti cromatici influenzati culturalmente. Il giallo, ad esempio, segnala commestibilità, purezza, freschezza. Per questa ragione la maggioranza delle persone gradiscono gli intensi tuorli dell’uovo gialli o il burro del medesimo colore, piuttosto che quelli con tonalità sbiadite. Per lo stesso motivo, inoltre, le confezioni di mangime per pesci in confezioni gialle si vendono molto meglio rispetto a quelle di altri colori.In tal senso,i colori hanno però una sorta di funzione di rappresentanza. Esternano, infatti, il loro effetto sul nostro umore anche quando quello che noi vi colleghiamo mentalmente non è presente. Il colore verde scuro ci tranquillizza anche quando il prato non c’è. Un cartello rosso sangue su una parete ci allarma anche quando non vediamo alcun sangue. In un certo senso la connessione del colore con il suo effetto sulla nostra esistenza sensoriale e il nostro stato d’animo rappresenta quello che viene chiamato riflesso condizionato.Una influenza simile a quella che si verifica nel caso dei cani di Pavlov. Ma cosa c’entra tutto questo con i coralli? Moltissimo, perché quando ammiriamo i polipi verde intenso fluorescente di una Caulastrea, sotto una luce al neon dall’effetto blu freddo, e tra questi le striature cromatiche rosso sangue su di una Scolymia,che si alternano con altre verdi o beige,oppure quando le strisce radiali rosse o verdi sugli innumerevoli polipi di una Acanthastrea attirano la nostra attenzione, allora i colori hanno su di noi un effetto. Muo- vono i nostri sentimenti.L’abito fa il monaco,e i colori creano emo- zioni.Per questa ragione l’acquariologia marina,fin dagli inizi,è stata caratterizzata dall’amore per i colori. Ciò vale ad esempio per gli anni ’60 e ’70,durante i quali era di moda il mantenimento dei pesci farfalla o angelo. Dalla metà degli anni ’90 iniziò al contrario una corrente di gusto che portava verso l’acquariologia di barriera che aveva a che fare con colorazione degli invertebrati, in particolare con quella dei coralli duri a polipo piccolo.Mi ricordo ancora bene del periodo in cui le Acropore colorate erano una merce rara e il massimo del piacere era rappresentato da una Acropora verde intenso fluorescente, che Enrico Enzmann aveva fatto crescere nel suo acquario fino a diventare enorme. Tutti volevano“l’Acropora di Enzmann” che da molti acquariofili, con un misto di entusiasmo e mancanza di conoscenze dei principi scientifici tassonomici, era stata rapidamente chiamata“Acropora enzmanni”. I colori creano emozioni, per questo li vogliamo avere nell’acquario.

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In effetti non ci sarebbe nulla da obiettare.È neces- sario, ad ogni modo, avere ben chiaro il fatto che, un acquario di barriera con bellezze dalle luminose e accese colorazioni, risulta all’incirca naturale quanto un giardino di tulipani. Questo non vuol dire che non si debba allestire e gestire un acquario di questo tipo,come si fa dopo tutto anche con il citato giardino di tulipani, dove quelli rossi sono collocati a sinistra e quelli gialli a destra, e che per questo non costituisce nulla di disdicevole.Bisognerebbe però sempre considerare che si tratta di una sorta di biotopo arti- ficiale, che non ha molto in comune con la natura. In un reef corallino, durante una immersione, solo occasionalmente si osserva un corallo estremamente colorato o intensamente fluo- rescente. Lo individuiamo perché spicca dalla massa di quelli meno colorati. Acanthastrea lordhowensis costituisce un buon esempio a tal riguardo. Nel suo caso si tratta di una specie estre- mamente colorata,presente in commercio con diverse combina- zioni cromatiche.Le specie Acanthastrea monocromatiche,al con- trario,si vedono raramente e se,per una volta,arriva nella vasca di vendita di un negoziante una pocoappariscente Acanthastrea echinata marrone, i suoi polipi mostrano, nella maggior parte dei casi, perlomeno dei dischi boccali di un intenso verde fluores- cente.Questo fatto può destare nell’acquariofilo l’impressione che il genere Acanthastrea contenga solo coralli variopinti dagli intensi cromatismi,e che solo di tanto in tanto sia presente qualche esem- plare marrone dalla colorazione meno attraente,una sorta di fiore marino poco richiesto. In effetti avviene però l’esattocontrario! Acanthastrea lordhowensis è in verità l’unica specie realmente colorata di questo genere,e sostanzialmente non la più frequente. In tal senso, infatti la specie maggiormente diffusa è A.echinata, e per di più di gran lunga rispetto a tutte le altre. La gran parte degli esemplari di Acanthastrea echinata, però,sono di un colore grigio o marrone poco vistoso. Il mercato acquariologico, comunque, è predisposto prevalentemente secondo dei criteri estetici e interessato a coralli colorati. Per questa ragione durante i prelievi in natura si agisce selettivamente, e solo gli esemplari colorati arrivano in commercio. I veri punti di attenzione cromatici del reef sono i pesci. 

E persino questi in natura appaiono sotto ad una luce diversa, nel doppio senso della parola, perché un banco di Pseudanthias squamipinnis sotto l‘illuminazione dei nostri faretti HQI, o in una foto scattata con il flash, non ha lo stesso aspetto che mostra a dieci o 15 metri di profondità. Noi, in ogni caso, apprez- ziamo i colori vistosi dei nostri animali da acquario. Lo si può criticare come estetismo, si può rimproverare un allontanamento dalla natura agli acquariofili, che strizzano l’occhio sempre ai coralli colorati.L’attrazione per l’estetica e per il colore, però, è una caratteristica che non è escludibile dalla comunità umana. Ovunque le nostre decisioni passioni sono dettate dall’estetica.Alla fine molte“erbacce”non sono altro che fiori non apprezzati. Il presupposto comunque è che gli animali non debbano soffrire per questa priorità. Tutto questo è tanto più importante quanto più gli animali in questione hanno sviluppata la capacità di soffrire. In altre parole, quanto maggiore è laloro predisposizione a percepire la sofferenza attraverso un organismo più altamente sviluppato. Le esigenze ambientali di un corallo che espleta la fotosintesi sono sostanzialmente facili da soddisfare, fintanto che le si conosce e si è tecnicamente in grado di farlo. Nutrimento, luce, apporto di minerali e circolazione dell’acqua devono essere disponibili nel punto di insediamento. Appena però gli animali presentano uno sviluppo superiore, si muovono, percepiscono il loro ambiente, interagiscono tra loro e sviluppano comportamenti sociali, le necessità ambientali aumentano e noi acquariofili abbiamo meno spazio per soddisfare la nostra passione verso l’estetica. Pertanto, qualsiasi estetismo riferito ad invertebrati mobili o pesci corallini,deve essere visto in modo sensibilmente più critico rispetto al desiderio di mantenere coralli particolarmente colorati.          

                                                                                                                     Testo tratto dalla rivista CORALLI di Daniel Knop.

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